La siccità tutti gli anni
Alcune proposte:
Ai
primi di giugno la situazione dei corsi d’acqua della nostra
provincia è già preoccupante. Per la provincia di Rovigo non è una
novità, perché da anni abbiamo una sproporzione tra l’acqua
disponibile per i vari usi e i consumi della stessa. È ovvio che in
questo quadro ciò che fa la differenza è data dall’agricoltura.
Per noi non è una novità anche se i cambiamenti climatici
peggiorano anno dopo anno il problema. La realtà è che a Rovigo si
utilizza più acqua di quella che naturalmente è disponibile con
problemi diversi sui diversi corsi d’acqua. Quello che però oggi
non è più sostenibile è che l’unica soluzione sia quella di
chiedere tutti gli anni la deroga al DMV. Già il concetto di deroga
dovrebbe chiarire che è un provvedimento eccezionale da adottare una
tantum. Se lo si attua tutti gli anni non è più una deroga, ma
diventa la regola.
Ma è proprio vero che l’unica soluzione è
quella di prelevare tutta l’acqua dei fiumi?
Crediamo di no.
Senza riprendere quello che da anni sosteniamo, vogliamo ribadire che
il problema può essere risolto non aumentando i prelievi, ma
cambiando il sistema di distribuzione che consiste in una rete di
canali naturali e comporta che una parte consistente dell’acqua
derivata non arriva ai campi.
Abbiamo diversi semplici
motivi:
-Perdite nei canali. l’Agenzia Regionale per
l’Ambiente stima che la perdita media di questa rete sia del 50%.
Questo vuol dire che per esempio se dal Po vengono derivati 30
Milioni di mc, ai campi ne arrivano 15 Milioni.
-L’acqua
viene distribuita secondo il sistema feudale dei “canali
privilegiati” e dei “canali bastardi”. Non è una nostra
fantasia, ma la realtà del nostro sistema irriguo. Vuol dire che
alcuni utenti, quelli dei “canali privilegiati” hanno sempre
l’acqua, mentre quelli dei “canali bastardi” solo quando è
disponibile. Tutto questo a prescindere dalle necessità degli
agricoltori o delle colture.
Il vero problema è questo.
Cosa
fare quindi?
-Il primo intervento non è quello di avere più
acqua dai fiumi, ma quello di cambiare il sistema di distribuzione
dell’acqua passando a quello a chiamata, garantendo agli
agricoltori di averla quando ne hanno bisogno e non di farla scorrere
a prescindere;
-Il secondo intervento è diminuire le perdite
della rete irrigua. Per evitare i disastri del passato, con la
cementificazione della rete primaria.
-Il terzo intervento è
quello di accumulare acqua in primis a livello di singola azienda o
interaziendale, in modo di sfruttare l’acqua che scorre nei canali
anche quando non si irriga;
-Il quarto intervento è di
realizzare accumuli semi naturali nella fascia di alta pianura
sfruttando i piccoli bacini idrografici e trasformarli in laghi
naturali.
-Il quinto intervento è quello di trasformare le cave
in bacini di accumulo, da ricaricare nel periodo primaverile, per
poi restituirle ai campi.
-Il sesto intervento è quello di
utilizzare le acque dei depuratori urbani che possono mettere a
disposizione milioni di m³.
-Il settimo intervento è quello di
immettere nella rete dei canali gli scarichi delle principali aziende
di trasformazione dei prodotti agricoli, anche qui milioni di mc.
Smettiamola quindi di riproporre idee e soluzioni sempre a senso unico, tutte a scapito dei fiumi.
Per
ultimo una considerazione. Se a tutti i fiumi affluenti del Po viene
sottratto quel minimo deflusso che permette all’acqua di arrivare
alla foce, come si può garantire la portata dello stesso, come si fa
a garantire agli agricoltori della Provincia di Rovigo l’acqua
necessaria, come si fa a impedire la risalita del cuneo salino che
rende l’acqua indisponibile sia agli usi irrigui che
idropotabili?
Il problema quindi non è salvaguardare i pesci e
non gli agricoltori, ma salvaguardare i pesci e gli agricoltori, non
solo quelli del Polesine ma anche di tutti gli altri del bacino
Padano.
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