Nuovi impianti agrivoltaici alle porte di Adria, un po' di valutazioni.
Alle porte di Adria, al confine con i Comuni di Loreo e Cavarzere, potrebbe sorgere un nuovo impianto agrivoltaico della potenza di 46,66 MWp su circa 86 ettari di terreno. Per dare un riferimento, l'impianto sito in Loreo - Volta Grimana realizzato attorno al 2010 e ben visibile dall'argine del Po, è da 12,5 MWp su una superficie di 35 ettari. Un altro impianto da 90 MWp su 119 ettari è proposto a ridosso di Via Traversagno per recarsi a Bellombra.
Questi impianti si vanno a sommare agli "altri" già proposti in zona. Ma quanti e quali sono gli altri? Abbiamo bisogno di tutti questi impianti? La produzione agricola ne risentirà? Che impatto avranno sul territorio? Queste e tante altre sono le domande che molti si pongono, ogniqualvolta viene presentato un nuovo impianto.
Impianto Agrivoltaico "Gagliardo" - 90,81 MWp su 119 ha - PVEXO VELE srl |
Impianto agrivoltaico "EG Lavanda" - 46,46 MWp su 86 ha - EG Lavanda srl |
Impianto agrivoltaico "Bellombra" - 39,19 MWp su 61,5 ha - Sunco Sun Red srl |
Impianto agrivoltaico "Cavarzere Adria" - 58,9 MWp su 97,31 ha - Tep Renewables srl |
Nel solo Comune di Adria ci risultano dieci richieste - quasi sicuramente errate per difetto - di impianti in fase di VIA al Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) o in fase di VIA Regionale, per circa 466 ettari di terreno e 315 MWp di potenza installata. Alcuni di questi sono anche dotati di sistemi di accumulo, per circa 150 MWh. Questi impianti coprirebbero circa un 4% del territorio comunale e, sulla base delle stime dei consumi desumibili da Istat e delle produzioni attese, consentirebbero di soddisfare circa il 50% del fabbisogno elettrico annuale di tutta Adria.
Per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione la strada per l’Italia e per le nostre Regioni è però ancora lunga. Stando agli obiettivi dati dalla Legge sulle Aree Idonee, il nostro Paese, secondo i dati Terna, a partire dal 2021, ha raggiunto in questi 4 anni appena il 23% dell’obiettivo al 2030. Sebbene nel 2024 l’Italia abbia raggiunto e superato l’obiettivo di 16.109 MW, realizzando dal 2021 al 2024 17.880 MW, vi è da considerare che l’andamento delle installazioni è ancora troppo basso per raggiungere gli obiettivi al 2030, dove servono almeno 10,2 GW di realizzazioni per ogni anno da qui al 2030.
In Veneto è stato raggiunto solo il 29,8% di potenza installata, con 1677 MWp installati dal 2020 al 2024, servono altri 5827 MWp da qui al 2030.
La decarbonizzazione della produzione elettrica ed il conseguente abbandono delle fonti fossili, assieme ad una politica di efficientamento energetico in tutti i settori, trasporti compresi, rappresentano la via maestra per conseguire la neutralità climatica.
Solo pochi anni fa Claudio de Scalzi, CEO di Eni, elogiava la diversificazione negli approvvigionamenti di gas messa in atto grazie alle forniture dall'Algeria, dalla Libia, dal rigassificatore di Piombino, dal Qatar, abbandonando la belligerante Russia. Oggi, a causa dello stop del transito del gas russo attraverso l'Ucraina, è possibile un rialzo del costo del gas del 30%, con un adeguamento del prezzo dell'energia elettrica (in Italia prodotta per il 65% dalla combustione del gas), provocando un aumento del 18% della bolletta dell'elettricità. Praticamente è come se gli investimenti fatti fin ora non fossero serviti a nulla.
Il governo non ha misure da mettere in campo immediatamente per arginare la risalita dei prezzi. In compenso il sole, o il vento, non hanno mai mandato la bolletta. Il sole ed il vento non li dobbiamo importare, come invece avviene per il gas, il petrolio o l'uranio, se mai un domani dovesse ripartire il nucleare civile. Investire nelle rinnovabili, anche senza voler considerare la riduzione delle emissioni di gas serra, danno comunque vantaggi economici ed autonomia. Certo, c'è da investire in una rete elettrica capace di immagazzinare l'energia prodotta in eccesso quando c'è per redistribuirla quando e dove serve. Come in California, dove la rete elettrica ha raggiunto un risultato rilevante in termini di transizione energetica: per 98 giorni su 116 oggetto di studio le energie rinnovabili hanno garantito più del 100% del fabbisogno energetico, mentre il sistema rimaneva stabile ed i costi tendevano a ridursi anche del 50% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. O nel Regno Unito, dove nel 2024 il 45% dell'energia elettrica è stata generata da eolico, fotovoltaico e biomasse. O ancora in Germania, che dopo la chiusura delle ultime centrali nucleari ancora attive (Emsland A, Neckarwestheim 2 e Isar 2, chiuse nell'aprile del 2023) ha portato la propria quota di energie rinnovabili al 62,7%. A dimostrazione della complessità del mercato energetico, la Germania, nel corso del 2023, ha importato energia da paesi limitrofi per 9,2 TWh, in particolare a causa dei minori costi di produzione di energia elettrica nei paesi europei vicini in estate e degli alti costi dei certificati di CO2, ma al tempo stesso ha esportato elettricità in Austria (7,4 TWh), Polonia (3,5 TWh), Lussemburgo (3,5 TWh) e Repubblica Ceca (2,8 TWh). Chi si oppone sostiene che un grande paese industriale non può fare affidamento esclusivo su eolico e solare, la cui produzione è legata all’alternanza giorno-notte e alle condizioni meteo. Ma questo approccio sembra più mirato a difendere lo status quo che a delineare una vera politica energetica proiettata nel futuro.
Intanto a partire dal 1° gennaio 2025 il mercato elettrico italiano ha abbandonato il PUN, introdotto per uniformare il prezzo dell’energia in tutto il paese, in favore di un sistema più dinamico che suddivide l’Italia in 7 zone geografiche per le quali viene definito il cosiddetto PUN Zonale. Le nuove tariffe tengono conto delle specificità delle diverse zone, riflettendo meglio i costi reali di produzione e distribuzione dell’energia. L’obiettivo di questo cambiamento è di favorire lo sviluppo della produzione d’energia da fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica e rendere il mercato più trasparente per i consumatori e le imprese.
Le tariffe zonali offrono vantaggi specifici in termini di equità e trasparenza, riflettendo le condizioni locali di produzione e distribuzione, e potrebbero comportare prezzi più bassi in zone con un’alta produzione di energia rinnovabile, come l’energia solare o eolica.
Ben vengano pertanto gli impianti anche di grossa taglia. Il paesaggio non è qualcosa di immutabile, anzi nel corso della storia è continuamente cambiato. Gli impianti vanno fatti subito e bene, bisogna far in modo che siano ben integrati nei diversi territori o ambiti urbani, per questo è fondamentale anche il confronto con le comunità e i territori. E, come già detto anche in altre occasioni, l’agrivoltaico, se ben progettato e realizzato, rappresenta una straordinaria opportunità per conciliare la produzione di energia rinnovabile con la tutela del territorio e delle attività agricole. L’integrazione di impianti fotovoltaici nei terreni agricoli può infatti generare numerosi benefici, quali: aumento di biodiversità e riduzione dei danni da eventi estremi, grazie da ombreggiature e protezioni create dagli impianti che possono favorire e proteggere la crescita di specie vegetali e animali tipiche degli ambienti umidi e freschi; miglioramento della qualità del suolo e dell’ambiente, grazie alla riduzione dell’evaporazione del suolo dovuta all'ombreggiamento, che può contribuire a mantenere una maggiore umidità e a ridurre l’erosione, concorrendo a garantire la fertilità dei suoli senza l’apporto di fertilizzanti chimici; sostegno all’economia agricola locale, poiché lo sviluppo di impianti agrivoltaici può creare nuove opportunità di lavoro, di integrazione del reddito degli agricoltori e valorizzazione del territorio e delle produzioni locali; ma soprattutto mitigazione dei cambiamenti climatici, visto che la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, come il solare fotovoltaico, contribuisce a ridurre le emissioni di gas serra e a mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici.
Quando si parla di agrivoltaico è certamente fondamentale distinguere tra impianti ben progettati e realizzati con un approccio integrato e progetti che invece non tengono conto delle specificità del territorio e delle esigenze degli agricoltori che aprono la porta al rischio di speculazioni che non hanno a cuore né il territorio né l’agricoltura.
Purtroppo, a leggere i piani agronomici proposti con numerosi di questi impianti, nascono delle perplessità sulla reale valenza agricola. Se le coltivazioni di erba medica hanno comunque una loro storia anche locale, i prati polifita non sono propri della produzione agricola polesana, così come proporre coltivazioni orticole, teoricamente maggiormente redditizie, laddove si sono coltivati da sempre mais, barbabietole, soia o grano, forse perché il terreno non è idoneo ad altre tipologie di culture.
In questo contesto la polarizzazione del dibattito pubblico è tra il si ed il no, manca spesso una visione che permetta di implementare soluzioni vincenti sia per il territorio dal punto di vista ambientale e sociale che per i proponenti dal punto di vista finanziario. Così come manca una visione d'insieme di come potrebbe evolvere il nostro territorio al di fuori dei confini comunali ed oltre il mandato elettorale delle varie amministrazioni, manca un coordinamento ed una programmazione di più alto livello, provinciale e/o regionale, che possa andare oltre al singolo caso specifico, la singola progettualità.
Per quanto riguarda altre "dicerie da bar": no, non mangeremo pannelli solari. In provincia di Rovigo ci sono 115.000 ettari di superficie agricola. Di questi 71.000 sono dedicati a prodotti per uso industriale che non arrivano sulle nostre tavole. Guardando al Veneto ci sono 7500 ettari dedicati alla coltura del tabacco, prodotto non commestibile e cancerogeno, che potrebbero essere sottratti alla produzione agricola senza il timore di affamare qualcuno. Il fotovoltaico non realizza un consumo di suolo, una volta dismesso l'impianto il terreno sottostante è in condizioni pedobiologiche migliori rispetto al momento iniziale (a differenza del consumo di suolo dovuto, ad esempio, alla realizzazione di capannoni per la logistica). Da alcuni studi aree pressoché desertiche della Cina hanno dimostrato una significativa tendenza al rinverdimento grazie alla diffusione di parchi solari.
Per quanto riguarda il processo di riciclo dei pannelli fotovoltaici, esso sta diventando sempre più avanzato ed efficace, e permette di recuperare la maggior parte delle materie prime di cui sono composti. Addirittura il vetro ottenuto da pannello fotovoltaico è certificato "End of Waste", talmente puro da poter essere venduto come materia prima. L'importante è favorire il riciclaggio a livello locale, in modo che quei materiali che provengono dall'estero, perché l'Italia ne è priva, possano trovare una nuova filiera produttiva nazionale. Sarebbe alquanto stupido importare i pannelli dalla Cina, usarli e smaltirli nuovamente in Cina per reimportarne di nuovi. Facciamo in modo che le risorse, una volta in loco, trovino sul territorio nazionale tutta la loro filiera di circolarità.
Data avvio procedura 06 dicembre 2024
Progetto per la realizzazione di un impianto agrivoltaico di potenza pari a 34,94 MWp denominato "Adria" e delle relative opere di connessione alla RTN nel Comune di Adria (RO), presentato il 6-12-24. Ad oggi la documentazione non è ancora disponibile, per cui non se ne conosce l'esatta collocazione.
Bur n. 168 del 27 dicembre 2024
Bur n. 146 del 03 novembre 2023
Progetto per la realizzazione di un impianto agrivoltaico di potenza pari a 34,94 MWp denominato "Adria" e delle relative opere di connessione alla RTN nel Comune di Adria (RO), presentato il 6-12-24. Ad oggi la documentazione non è ancora disponibile, per cui non se ne conosce l'esatta collocazione.
Procedura Abilitativa Semplificata (PAS) di impianto fotovoltaico a terra della potenza di 11.684,40 kWp localizzato in Via Adigetto nel Comune di Adria con opere di connessione nel medesimo Comune.
Bur n. 146 del 03 novembre 2023