Legambiente Saluta i suoi primi 40 anni

Stefano Ciaffani: Presidente Nazionale Legambiente.

Un compleanno importante che arriva in un momento storico dove la crisi climatica e la pandemia in corso ci dicono che l'attenzione per la cura del nostro Pianeta non è più rimandabile. "Non c'è più tempo. Dobbiamo sfruttare questa emergenza per dire addio alle fonti fossili, ripensare la mobilità, svegliare una politica e un'industria che in Italia dormono sui temi green. E poi vi prego, basta con l'incoerenza nell'ambientalismo", dice Ciafani tracciando una lista delle cose da fare.
 

Cosa vuol dire compiere 40 anni di battaglie ambientali?

"Vuol dire coerenza nel tracciare la strada. Penso all''86, con Goletta Verde, quando abbiamo iniziato a fare i monitoraggi ambientali sulle acque prima delle istituzioni. Penso al 1988, lo stesso con smog e inquinamento acustico. E poi le battaglie contro le centrali nucleari, i primi monitoraggi di marine litter. Depurazione, smog, inquinamento acustico e ora quelli nuovi, come la plastica mal gestita: sono 40 anni che abbiamo trascinato il Paese a occuparsi di questi temi fino all'approvazione di leggi e alla nascita di reti e infrastrutture. Un lungo cammino, non sempre pacifico".
 

Vuol dire che vi siete sentiti soli in questo cammino?

"Diciamo che provavamo a indicare la strada, da preveggenti. Non voglio fare certo il paragone, ma spesso cito Leonardo che nel Cinquecento pensava a elicotteri, sommergibili, calcolatori meccanici, cose pazzesche, impensabili. Ecco noi nel Novanta facevamo raccolte firme per fermare la "febbre del Pianeta" e ridurre le emissioni climalteranti. Allora a molti sembrava assurdo, raccogliemmo tante firme ma ci fu poco seguito. Il nostro compito è avviare un motore che a volte solo 30 anni dopo porta a risultati concreti. In mezzo, non sempre si è compresi. L'unico modo è tenere la barra dritta portando avanti denunce e attività sempre basate su solidi basi scientifiche. Da sempre lavoriamo a fianco degli scienziati, dai fisici anti nucleari di allora agli esperti che oggi ci parlano dei problemi di Pfas o 5G".
 

E adesso è più facile o difficile di prima?

"Beh, oggi c'è più attenzione per l'ambiente ma con l'esplosione  dei social è sempre più difficile fare gli ambientalisti seri in Italia. Di ambientalismo che rincorre allarmi basati su fake news è pieno il Paese. Vedi cosa è accaduto con la Xylella, la crisi climatica, le falsità sul biometano, ma anche per il 5G, dove oggi si dice che causi danni a salute ancora prima di prove accertate, spesso prive di basi scientifiche. Mantenere la barra dritta è sempre più complesso".
 

Questo dipende anche dalla politica?

"In Italia c'è un grosso problema di nanismo politico sulle politiche ambientali. Nel mondo non è così. Pensiamo agli anni di Obama, pensiamo oggi alla Cina, potenza economica mondiale che con mille contraddizioni sta investendo ora su ambiente e tecnologie. O all'Europa con il Green Deal o ai verdi in Germania. Il problema è solo in Italia: il nanismo politico sull'ambiente vale per governo nazionale, classe politica ma soprattutto per la classe imprenditoriale. Le associazioni di categoria dell'industria su questi temi non ci stanno minimamente. A volte scherzando c'è chi dice che noi siamo la Confindustria della Green economy. A me fa piacere questa definizione, ma è una anomalia che una associazione ambientalista faccia di più rispetto a quanto dovrebbe fare l'industria per l'ambiente".
 

Fondamentale, ora, sarà progettare un'Italia "green" post-Covid. Le piacciano le misure per il rilancio, come il bonus biciclette?

"Il tema bici è nel nostro dna, già nel 1985 promuovevamo le due ruote a Roma. Ora, 30 anni dopo, finalmente ci si è arrivati e  per fortuna il decreto Rilancio sotto questo punto segnala un cambio di passo da evidenziare, ma con problemi sul bonus mobilità. Perché chi abita a Enna o Campobasso, comuni sotto i 50 mila, non accede al bonus per la bici elettrica? Così tagli fuori pendolari, fuori sede e altri, va tolta la soglia!  Bene il bonus, ma senza infrastrutture per le città non basta. Seguiamo l'esempio di Parigi sulle ciclabili e in attese di infrastrutturare al meglio facciamo da subito la delimitazione visiva delle corsie in tutti i comuni: Milano procede in questo, Roma è ancora indietro. Il dramma Covid ci impone una mobilità diversa e se pensiamo subito a infrastutturare soft per le vie principali di tutti i comuni per l'uso della bici, questo sarà qualcosa che potrà rimanere anche in futuro".
 

E poi è tempo di allinearsi all'Europa verso la decarbonizzazione, puntando sulle rinnovabili.

"Guardi, Greta Thunberg e Fridays For Future lo hanno detto in tutte le salse: non c'è più tempo. Ci vuole coraggio e coerenza, chiedere politiche coraggiose a governo, aziende pubbliche e private, ma anche ai sindacati. Perché quando c'è da chiudere una raffineria o un impianto inquinante per migliorarlo, spesso il sindacato non aiuta. Pensiamo alle trivelle a Ragusa o Ravenna, dove stava dalla parte dei petrolieri. Per decarbonizzare e puntare rinnovabili serve coerenza. Della politica e anche degli ambientalisti. Chi chiede  di non aprire un pozzo petrolifero o chiudere centrali a carbone deve farlo con la stessa coerenza per far fare impianti eolici e  fotovoltaici, spingendo sull'agrivoltaico. Ci vuole coerenza per il geotermico, l'eolico offshore (ma non c'è una pala sulle coste italiane), per le bioraffinerie con biomasse dal territorio. A volte chiediamo politiche più ambiziose e poi però nessun ambientalista spinge e difende sul territorio per impianti rinnovabili. Cerchiamo di essere più coerenti".
 

Teme che a causa del Covid-19 la lotta alla crisi climatica possa rallentare?

"Io dico che ondate di calore, alluvioni, riduzione dei ghiacciai alpini, stanno già avvenendo in Italia e causano già morti. Non è un problema lontano, è qui. Per cui soprattutto ora servono politiche italiane con poche parole al vento, di cui si è riempito la bocca anche questo esecutivo. Se vogliamo dimostrare di lottare contro la crisi climatica la prossima legge di bilancio sarà fondamentale: deve fermare i 19 miliardi di euro regalati nel 2018 alle fonti fossili (contro i 15 dati alle rinnovabili, ndr). Davvero in Italia vogliamo ridurre fossile, inquinamento atmosferico e morti premature? Allora dobbiamo dirottare i fondi dei fossili verso efficienza energetica, innovazione e rinnovabili. Oppure saranno sempre parole al vento come sono state finora".
 

Nel 2030 Legambiente compierà mezzo secolo. Che regalo vorrebbe fra dieci anni?

"Azzeramento delle fonti fossili e l'abbattimento degli ecomostri italiani, da Punta Perotti a Bari al villaggio Coppola Pineta mare di Castel Volturno. In Italia ogni anno vengono costruite 20 mila case abusive. Ecco, fra 10 anni speriamo ci sia una legge che tolga ai comuni competenze, dato che gli abbattimenti oggi sono vittima del ricatto elettorale di sindaci che vogliono essere rieletti. Arrivare al 2030 con zero case abusive sarebbe proprio un bel regalo".

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