STOP CORRUZIONE VENETA


Manifesto contro la corruzione, per i beni comuni e la democrazia
MANIFESTO
CONTRO LA CORRUZIONE, PER I BENI COMUNI E LA DEMOCRAZIA

La corruzione è un sistema che crea ingiustizia, dilapida risorse pubbliche e devasta l’ambiente.
Il sistema della corruzione ha prodotto alcune scelte – in primis le grandi opere – inutili per la collettività e utili a distribuire risorse tra il ristretto giro dei soliti noti.
E’ ora di voltare pagina.
Dall’indignazione occorre passare alla consapevolezza e alla richiesta di scelte precise.
A partire dagli enti locali e dalla Regione devono essere presi netti provvedimenti perché i luoghi delle decisioni sui beni comuni divengano effettivamente case di vetro e che i cittadini possano partecipare alle scelte.
Solo dalla concretezza delle scelte – e non certo dalla retorica dei proclami, che arrivano sempre dopo – misureremo la reale volontà di questa classe politica di disarmare le cricche, le logge e i clan che in questi lunghi anni hanno privatizzato le scelte politiche.

  • Piena implementazione delle misure di prevenzione e repressione della corruzione contenute nella legge 190/2012 e nei decreti attuativi, al fine di rafforzare i meccanismi di imparzialità degli amministratori e dei dirigenti eliminando situazioni di conflitto di interesse e predisponendo norme – come quelle previste dalla Carta di Pisa (più stringenti di quelle previste dall’attuale normativa) – sull’inconferibilità e l’incompatibilità di incarichi, escludendo dai vertici politici ed amministrativi soggetti condannati per reati contro la PA e per reati satellite (finanziari, ambientali e urbanistici) anche se con sentenza non ancora passata in giudicato ed anche se il reato viene dichiarato prescritto, dando piena pubblicità nei siti web istituzionali alle procedure di verifica delle situazioni di inconferibilità, incompatibilità e di conflitto di interessi.
  • Revoca della concessione e scioglimento del Consorzio Venezia Nuova.
  • Introduzione nella contrattazione integrativa Regioni – Autonomie locali di norme concrete a tutela dei dipendenti che segnalano episodi sospetti di malaffare.
  • Assoluta esclusione delle procedure straordinarie per quanto riguarda le grandi opere pubbliche (con il ricorso alle ordinanze di protezione civile, come nel caso del Passante o della Pedemontana Veneta), e seria limitazione per lavori in «somma urgenza» (art. 147, D.P.R. n. 554/1999) che in questi anni, in particolare per quanto riguarda le opere fluviali hanno generato costi senza controllo. Parliamo di procedure che, come denunciato dalla Corte dei Conti, hanno provocato una «mutazione – per così dire “genetica” – delle ordinanze di protezione civile [...], provocando una marginalizzazione dei procedimenti di affidamento normativamente previsti [codice dei contratti] e l’esclusione degli organi di controllo come la Corte dei Conti o l’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici». Ricordiamo anche, a questo proposito, che l’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici nel 2009 sottolineava: «Si rappresenta il timore che il sistematico ricorso a provvedimenti di natura emergenziale, celando l’assenza di adeguate strategie di intervento per la soluzione radicale del problema, si risolva in una sistematica ed allarmante disapplicazione delle norme del codice degli appalti».
  • Moratoria a livello regionale delle opere in project financing finché non verranno rivisti totalmente i meccanismi intrinseci che si sono rivelati criminogeni, tra cui il sistema di finanziamento e verificata l’utilità pubblica.
  • Predisposizione di strumenti sensati di programmazione nei settori più delicati [cave, energia, paesaggio, rifiuti speciali...] che contengano gli indirizzi, gli obiettivi strategici, le indicazioni concrete, gli strumenti disponibili, i riferimenti legislativi e normativi, le opportunità finanziarie, i vincoli, gli obblighi e i diritti per i soggetti economici operatori di settore e per i cittadini. È indispensabile che il Consiglio Regionale affronti questa questione in modo chiaro e trasparente, definisca le priorità infrastrutturali, la pianificazione territoriale in accordo con le amministrazioni locali regionali e le parti sociali, selezionando i bisogni reali. Con moratoria del rilascio dei titoli autorizzatori nei settori più esposti al rischio di corruzione (cave, impianti di energia, rifiuti speciali) sino all’approvazione degli strumenti di pianificazione.
  • Revisione delle norme in materia urbanistica che prevedono pratiche di urbanistica contrattata nel governo del territorio, introducendo meccanismi di ampia informazione e partecipazione pubblica, nonché di attenta verifica della proporzionalità del “do ut des” tra soggetto privato e pubblica amministrazione (come indicato nelle conclusioni della Commissione ministeriale sulla prevenzione della corruzione, ma ad oggi non attuato) e contestuale snellimento delle procedure di pianificazione.
  • Disboscamento della giungla di società partecipate della Regione che hanno avuto un ruolo rilevante, da quello che apprendiamo dai risultati dell’inchiesta in corso, come «bancomat» – senza controlli pubblici ma utilizzando denaro di tutti noi – delle società «cartiere» coinvolte.
  • Avvio delle procedure di partecipazione del pubblico vincolanti, incisive e reali sui destini territoriali, a partire dall’introduzione degli istituti di inchiesta pubblica e dibattito pubblico nelle procedure di approvazione delle grandi opere e degli strumenti di urbanistica contrattata (secondo il modello già indicato della Commissione ministeriale sulla prevenzione della corruzione, ad oggi inattuato).
  • Rendere obbligatori nella procedura decisionale pubblici confronti tra esperti di diverso orientamento sulla efficacia, sostenibilità e opportunità delle opere in programma.
  • Realizzazione di una valutazione economica d’impatto che consideri oltre ai costi e ai benefici monetari diretti anche i costi e i benefici sociali, che derivano come conseguenza dalla realizzazione dell’opera nei confronti dell’ambiente e della collettività.
  • Stroncare la lievitazione dei costi con l’attivazione di precisi strumenti di controllo e trasparenza.
  • Scioglimento della Commissione regionale Via e della Commissione regionale Vas, revisione della legge regionale istitutiva della Via anche alla luce della nuova direttiva UE, assicurando adeguate garanzie di indipendenza dei commissari dalle maggioranze politiche e dai soggetti privati o pubblici proponenti l’opera o competenti per l’approvazione della stessa.
  • Istituire accordi e protocolli d’intesa, in particolare da parte della Regione, con le forze di polizia per avviare collaborazioni e potenziarne l’operatività.
  • Istituire anagrafe patrimoniale dei soggetti del vertice politico e amministrativo di Regione e Comuni capoluogo.


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